Il PD pisano: chi l’ha visto?

Dopo le ultime elezioni ce lo dovevamo aspettare, perdere dopo tanti, tanti anni, non è un colpo facile da assorbire per nessuno; i pochi amici rimasti lo ricordano baldanzoso con i suoi 20.551 voti, quando, nel 2008, con il 39,2 % aveva conteso, vincendo poi al ballottaggio, la governance della città a Patrizia Tangheroni; e quando ancora cinque anni dopo, seppure i voti fossero scesi a 13.665, sembrava destinato a far faville… «Certo, non era più l’epoca di Fontanelli, quando le coalizioni di sinistra arrivavano al 57,7% strapazzando tutti al primo turno – lacrimano i miei interlocutori – Ma nessuno poteva presagire i 9.351 consensi dell’ultima tornata elettorale che hanno invitato la destra a gestire la città». «Dovevamo stargli più vicini».

Per capire dove cercarlo ho chiesto aiuto a vecchi amici e conoscenti che con diversi, a volte opposti sentimenti, hanno avuto frequentazioni intense con il PD pisano. Francesco Auletta, capogruppo di Una città in comune, alla sua seconda legislatura di opposizione, mi dice che se lo ricorda in forma nella battaglia per la moschea, anche se poi non ha concluso per tempo i decreti necessari alla sua attuazione, agevolando chi voleva ritardarne e di fatto impedirne la realizzazione. Mi dice che spera di vederlo più puntuale sulla vicenda della base di Coltano, che addirittura ha fatto finta di ignorare, cosa da lui e dai suoi poi smentita; e che gli piacerebbe vederlo farsi vivo sul tema della pace smettendo di assecondare l’aumento delle spese militari e l’invio di armi, che la pace è un tema etico e identitario, uno spartiacque per un pensiero che ancora possa chiamarsi di sinistra. Così come dovrebbe avere un’attenzione maggiore al rapporto fra città e cambiamento climatico, problematizzare per esempio il consumo di suolo, che è invece in aumento: «Si costruiscono residenze malgrado i 4.000 alloggi sfitti»; e la capacità di gestire in maniera frontale le conflittualità sociali, senza ricorrere costantemente alla militarizzazione del territorio. E ancora le problematiche del lavoro, da mettere sotto tutela con patti concordati con gli attori coinvolti… Forse tutti orizzonti lontani perché il nostro scomparso ci si sia avventurato.

Decido di rivolgermi agli avversari, che a volte, anche più degli amici, colgono mosse e segnali. Riccardo Buscemi, capogruppo di Forza Italia, dall’alto delle sue cinque legislature in Consiglio comunale e con l’aria da saggio che gli conferisce la lunga e folta barba, saprà senz’altro illuminarmi. Ma anche lui dice di averne perso in parte le tracce; sparito un po’ dalle periferie (ha lasciato anche meno che “a mezzo” il progetto delle case popolari di Sant’Ermete), spera addirittura di ritrovarlo in battaglie condivisibili; battaglie che una volta l’avrebbero riattivato, come quella proposta da lui stesso a favore di Fulgenzio Obiang Esono, ingegnere pisano originario della Guinea Equatoriale, detenuto in un carcere di quello stato, perché accusato di aver partecipato a un tentativo di colpo di stato nel 2017 e condannato a 58 anni e 10 mesi di reclusione, mentre in realtà Fulgenzio era a Pisa. Oppositore dichiarato del regime, poi sparito in circostanze misteriose, di lui non si sa più niente da tre anni. Ma anche su questo il PD latita. Forse il PD è sparito perché cerca di trovare delle buone risposte. «È successo anche a noi – mi suggerisce – Quando non dai delle risposte chiare, i cittadini si accorgono che non sei un’alternativa valida». Quindi vista l’attuale situazione gli consiglia di stare all’opposizione per un bel po’ – sorride sornione – Per ritrovare un’identità sia fattuale che progettuale.

Un po’ sulla stessa linea Maurizio Nerini, consigliere comunale di Fratelli d’Italia alla seconda legislatura, che aspetta la ricomparsa del PD in primis su una modalità di opposizione dialogata e non sistematicamente oppositiva. «Paradossalmente è più facile governare quando sei stato per anni all’opposizione a guardare governare gli altri». E poi mi parla delle sue maggiori preoccupazioni, che sono il rapporto con le persone, la necessità di potenziare l’ascolto cercando di essere fisicamente presenti, perché il cittadino ha bisogno del contatto diretto. Mi parla di riappropriazione degli spazi comunali, perché una manutenzione ordinaria ha un costo, la manutenzione straordinaria uno molto più elevato; e mi parla di mobilità dolce e di tram per incrementare la vivibilità del centro urbano… E mi viene da pensare che forse molti degli spazi in cui cercare il PD sono già occupati, e che questo ne complica la ricerca.

Poi, finalmente, incontro un grande ex amico dello scomparso: Paolo Fontanelli. Due legislature da sindaco e due da deputato per il PD. Uscito dal partito, attualmente in Liberi e Uguali. Lui lo vorrebbe trovare là dove si concretizza un’idea di città che cresce in qualità urbana e in qualità della vita; e mi disegna le linee di forza di questo progetto che parte dalla valorizzazione e messa a sistema di ciò che la città offre di più prezioso: un sistema museale che corre sui lungarni e sarebbe altro polo rispetto alla Torre; un itinerario che parte dal Museo delle Navi Antiche passando per quello di Palazzo Reale, congiungendosi con San Matteo e poi, attraversato l’Arno, con Palazzo Lanfranchi e Palazzo Blu. Disegna anche, a partire dalla riqualificazione della linea caserma “Artale”-Santa Chiara, una via pedonale fino a Piazza dei Miracoli. Questo il perno di un cambiamento che implica tutti gli altri: riportare i lungarni al loro ruolo originale di zona di passeggio, togliendo il traffico urbano; definizione della circonvallazione esterna, con situazioni di sosta per arrivare verso il centro, distribuite secondo un modello radiale equilibrato. L’obiettivo dovrebbe essere «passare dal turismo dei due pullman a quello dei due giorni». E poi mi parla del necessario potenziamento delle linee di entrata e di uscita dalla città, dalle strade alle linee ferroviarie veloci verso Firenze… In perfetta simmetria avrei voluto chiedere due dritte anche al nostro primo cittadino. Anche lui conosce benissimo il nostro eclissato, ma ha preferito “mantenere un profilo istituzionale”; che credo voglia dire: “Sono il sindaco di tutti i pisani e non è corretto fare ironia su una forza politica della città”. Ma in fondo l’idea di questa mia ricerca è solo constatare se esistono o esisteranno due diverse idee per la città, che in un sano processo democratico possano contrapporsi e produrre la migliore sintesi possibile per il bene della nostra città. Idee nitide, comunicabili e magari anche un po’ più partecipabili di quanto non sia accaduto in questi ultimi anni.